Orologio

mercoledì 21 giugno 2017

In ricordo dei 12 caduti di Marina di Massignano

Sono trascorsi 73 anni dall’eccidio nazista perpetrato il 18 giugno 1944 a Marina di Massignano. Con una cerimonia semplice e toccante si sono commemorati i dodici cittadini locali trucidati per rappresaglia dall’esercito tedesco con comando base a Villa Malerbi dei Vinci.

Al ricordo di questo efferato eccidio hanno partecipato: il Sindaco di Massignano, Massimo Romani, i Sindaci dei paesi limitrofi, il Consigliere provinciale Tonino Capriotti, il presidente e vice presidente dell’ANPI di S. Benedetto del Tronto, il vice presidente ANPI di Ascoli Piceno, un rappresentante dell’ANCR di Massignano, il Comandante dei Carabinieri di Cupra Marittima, un rappresentante della Capitaneria di Porto, i Carabinieri Forestali, molti cittadini e parenti delle vittime.

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Dopo la deposizione delle corone di alloro nei due punti dove furono uccisi i 12 cittadini, sei nel fossato e sei vicino la ferrovia, ci si è fermati davanti la chiesetta per un momento di riflessione. Brevi discorsi sono stati fatti dai vari rappresentanti. 

Il Sindaco di Massignano si è soffermato sull’episodio che non è scontato, ma dobbiamo rifletterci e pensare. A tal proposito ha voluto leggere una poesia tratta da un lavoro scolastico fatto dalla scuola di Massignano in occasione dei 50 anni della Resistenza e Liberazione, composta da Francesco de Angelis che racconta in modo chiaro quello che è accaduto in quel giorno. 


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Poi ci si è spostati in riva al mare per la celebrazione della S. Messa officiata dal parroco Don Mario Angelini in memoria dei 12 concittadini fucilati a colpi di mitragliatrice. Al termine il presidente dell’ANPI ha incontrato per un breve colloquio un superstite della strage, il signor Ciarrocchi Domenico che all’epoca aveva solo 11 anni, scampato alla strage perché spinto al di sotto di una scarpata da Iobbi Camillo che invece perse la vita in quel 18 giugno.

Eccidio del 18 giugno 1944

Siete venuti da lontano
preceduti dal terrore
come belve inferocite
sparpagliate in cerca di preda.

Siete entrati nelle case,
minacciosi con le armi in pugno.
Noncuranti di lamenti
delle donne e dei bambini
pacifici uomini inermi sequestraste.

Portatili in luogo appartato
foste seguiti e poi raggiunti
da una bimba che piangendo
gridava: “Ridatemi il babbo mio!”.

Alla piccola restituiste il suo papà.
Non fu per pietà
ma per errore di calcolo.

Con una beffa bestiale
gli regalaste manufatti di tabacco
poi con la legge della giungla
trucidaste quegli innocenti.

Compiuto il grave misfatto
siete tornati al vostro reparti.
In quel sangue a terra versato
quante lacrime sono cadute,
quanti pianti, gridi di vendetta. 

Quei corpi inanimati
nelle bare furono collocati
e in chiesa trasportati.

I parenti e tutto il paese
presero parte con dolore al funerale
verso il cimitero seguendo le bare.
Non fu una pacifica processione
ma una manifestazione
tumultuosa, minacciosa, imprecante.

Poi giunsero al camposanto.
Ad uno a uno, con la pietà di tutti,
quei feretri furono tumulati.

Voi, esecutori,
se dai lontani vostri casolari,
ricordando quell’eccidio
vi sentite una stretta al cuore
datevi pace.

Sull’esempio del Salvatore
il perdono vi è stato dato
quel perdono che dà gioia,
che cancella odio e vendetta, 
che unisce, affratella
gli uomini di qualsiasi terra.

(Francesco De Angelis) 

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